L'umor nero by Ainis Michele

L'umor nero by Ainis Michele

autore:Ainis, Michele [Ainis, Michele]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


MAGISTRATI

Sul divorzio breve l’ha spuntata: dal maggio 2015 è legge. Anche se i primi a usarla sono stati Civati e Fassina, rompendo il matrimonio con il PD. Viceversa sugli altri temi etici Renzi arranca, temporeggia, svicola. Il suo governo corre come un treno, ma sul binario dei diritti la locomotiva è ferma in galleria. Tuttavia i passeggeri non rimangono appiedati, perché montano a bordo di un treno giudiziario.

Stazione d’arrivo: Strasburgo, dove ha sede la corte europea dei diritti dell’uomo. La sentenza che ci impone il riconoscimento delle unioni gay è solo l’ultima d’una lunga filastrocca. In precedenza siamo finiti in castigo o per eccesso di diritto (con le due pronunzie del 2011 e del 2013, contro il reato di clandestinità e contro il sovraffollamento carcerario) o per difetto (da qui la sentenza del 2014 sul diritto d’attribuire ai figli il cognome della madre, nonché la condanna del 2015 perché l’Italia non punisce il reato di tortura). Ma i viaggiatori partono da Roma, dove c’è un doppia stazione ferroviaria. Alla Cassazione, che nel 2015 ha sancito il diritto di cambiare sesso senza subire mutilazioni genitali. E alla Consulta, che nel 2014 demolì la legge Fini-Giovanardi sulle droghe, mentre dal 2010 denuncia anch’essa la mancanza di ogni disciplina sulle coppie omosessuali.

E la politica? Continua a contemplare il vuoto. Quello sul diritto d’asilo, per esempio: la Costituzione evoca una legge, dopo sessantotto anni stiamo ancora ad aspettarla. Lo ius soli, per fare un altro esempio: ovvero la cittadinanza ai figli degli immigrati regolari, un’altra promessa fin qui disattesa dal governo. Il testamento biologico: regolato negli USA non meno che in Europa, mentre in Italia l’idea di regolarlo è deceduta insieme a Eluana Englaro. Né più né meno della legge sull’omofobia: approvata dalla Camera nel settembre 2013, desaparecida al Senato. Sarà per questo che la riforma costituzionale, nella sua ultima versione, amputa le competenze legislative del Senato sui temi etici. In queste faccende, la regola parlamentare è l’incompetenza. Tanto c’è sempre la competenza giudiziaria, che in undici anni ha macinato trentatré sentenze sulla fecondazione assistita, riscrivendo l’intera normativa.

Domanda: perché? Da che cosa dipende il protagonismo della magistratura? Potremmo rispondere che succede dappertutto: così, nel giugno 2015 la corte suprema degli Stati Uniti ha decretato il matrimonio gay, mentre in Olanda un giudice ha condannato lo Stato per l’immobilismo nelle attività di mitigazione del clima. Tuttavia sono eccezioni, non la regola. La regola eccezionale funziona solo qui, e funziona puntuale come un orologio. Potremmo osservare allora che la tutela dei diritti costituisce lo specifico mestiere di ogni magistrato; però una cosa è tutelarli, altro è crearli dal nulla come Giove.

No, l’interventismo dei giudici italiani deriva dall’assenteismo dei politici italiani, dall’horror vacui che regola la vita delle istituzioni. E in Italia il vuoto normativo deriva a sua volta dal potere interdittivo d’un alleato di governo o di una corrente del partito di governo che sposa posizioni integraliste. Alle nostre latitudini, trovi sempre qualcuno più papalino del papa. I giudici, viceversa, non se lo possono permettere. Dinanzi ai loro occhi sfilano uomini e donne in carne e ossa, con le loro sofferenze.



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